Stemma

Descrizione


Origine
Fondato probabilmente dagli Svevi tra il 447 e il 450 d.c., dei quali resta ancora traccia nel toponimo della cascina Savoia, il suo nome sembra derivare dalla voce tedesca "Quitschen" guizzar di pesci nell'acqua. Le prime notizie certe si hanno con la donazione del 1003 da parte dell'arcidiacono Tedevertoal vescovo Varmondo. Nel 1252 l'amministrazione del paese è dei Signori di Barone, sostituiti dai S. Martino che, durante le guerre canavesane del 1300, si schierarono con i Savoia contro i Monferrato. Estintisi i S. Martino nel 1586 il feudo passò nelle mani dei marchesi Birago che lo tennero fino al 1895. Data la sua posizione di confine subì saccheggi e razzie nel 1500 e 1600 durante le guerre franco spagnole prima e tra madamisti e principisti dopo poi, dopo la parentesi napoleonica e l'Unità d'Italia, seguì le vicende della repubblica sino ai giorni nostri.

Il Comune risulta istituito formalmente il 17 marzo 1861, come da dati presenti alla Costituzione del Regno d'Italia.

Dal 12 gennaio 1927, fino al 4 ottobre 1945 era sotto la provincia di Aosta.

Dal 5 ottobre 1945 è tornato in provincia di Torino.

Alleanza Vische - Crescentino
Le popolazioni di Vische e Crescentino avevano intrattenuto rapporti commerciali fin dai tempi in cui i signori feudali, San Martino da una parte e Avogadro dall’altra, erano di fede guelfa; anche quando, con l’avvento della famiglia Tizzoni, Crescentino passò dalla parte ghibellina i rapporti continuarono.
Il carattere dispotico e tirannico delle due famiglie fece sì che le due popolazioni superassero le divisioni politiche e scoprissero una unità d’intenti, alimentata dalle rispettive tribolazioni. Vischesi e Crescentinesi, congiurando insieme, si promisero vicendevole aiuto, per liberarsi dei rispettivi tiranni.
Nel 1521 Riccardo IV Tizzoni, dissoluto e prepotente, vessava continuamente il popolo crescentinese; nelle stesse condizioni si trovavano i vischesi sotto il conte Giacomo di San Martino; così le due comunità si accordarono segretamente per assalire e liberarsi dei rispettivi signori.
Tra la fine del 1528 ed il febbraio 1529 i crescentinesi aderirono alla richiesta di aiuto e si unirono ai vischesi dando poi, nel cuore della notte, l’assalto al castello, espugnandolo ed uccidendo il tirannico Conte Giacomo.
Nella notte tra il 14 e il 15 febbraio, i crescentinesi avevano a loro volta convocato i vischesi; i quali accorsero, giungendo però quando il popolo aveva già incendiato il castello sterminando il Tizzoni e tutta la sua famiglia.
I vischesi furono comunque accolti con entusiasmo e tutti assieme festeggiarono.
A perpetuo ricordo di questa alleanza le due popolazioni stabilirono di dedicarsi reciprocamente nel giorno del rispettivo Santo Patrono (San Crescentino e San Bartolomeo) le prime tre danze di apertura della festa e di sedere poi a mensa comune.
Questi accordi furono sanciti in due verbali conservati nei rispettivi archivi comunali. Ad ulteriore ricordo dell’alleanza venne piantato a Vische un olmo attorno al quale si effettuavano i balli precedentemente citati e di cui, pur cambiando nel corso dei secoli il tipo di albero che attualmente è un tiglio, si mantenne il posto originale e cioè la piazza antistante il Palazzo Comunale.
Oggi come allora, il giorno della festa patronale, "i trej curente” verranno sempre riservate ai nostri alleati, alla voce di quella chiamata: ”Fuora Crescentino – Evviva Crescentino” che da 500 anni a questa parte riassume in sé, come cita la Deliberazione Popolare del 1856: ”… una conquista duramente pagata col sangue, una piccola tappa della storia che ha unito idealmente e moralmente il popolo di Vische e quello di Crescentino”.

Porcellane di Vische

La Fabbrica di porcellane fu fondata, in forma di società, nel 1765. Socio di maggioranza era il conte Ludovico Birago che mise a disposizione i locali della sua tenuta di Vische, nonché la formula segreta della vernice che egli aveva appreso. Gli altri soci, fra cui Giovanni Vittorio Brodel, investirono i capitali.
Essendo scaduti i diritti della manifattura Rossetti, la società ricevette dal re Carlo Emanuele III la privativa della porcellana nel Regno di Sardegna per vent'anni.
Benché la produzione fosse di buona qualità, la fabbrica ebbe vita breve e chiuse nel 1768 per debiti.
Attualmente esistono ancora rari manufatti derivanti da tale produzione al Castello di Masino e a Palazzo Madama a Torino.
La produzione comprendeva statuette non dipinte, sia in biscuit, sia invetriate. Particolarmente significativa la serie dei bambini che svolgono diversi mestieri, disegnata da Étienne Maurice Falconet.
Il vasellame era decorato in camaieu porpora e filette dorate. Le forme più significative sono quelle ispirate alla natura, come i vassoi in forma di foglia e le salsiere in forma di conchiglia.
La marca della manifattura era una W sormontata da un trifoglio. Presumibilmente la W stava a indicare Vische.

Bibliografia

"Vische. Sua storia civile e religiosa" autore Don Michele Actis (1963) ristampato a cura della Fondazione Banca d'Alba e del Canavese nel 2023.

Allegati

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